VARIANTE DEL PIANO REGOLATORE DI MONFALCONE: LIPU FVG E ASSOCIAZIONE E.ROSMANN INVITANO A CORREGGERE
In merito alle osservazioni presentate alla Variante localizzata del Piano regolatore del Porto di Monfalcone, a giudizio delle Associazioni LIPU ed “Eugenio Rosmann” la questione si pone su due piani, quello socioeconomico e quello strettamente ambientale.
Monfalcone ha già percorso nella sua storia recente la strada dell’industria e lo testimoniano le due zone ad essa dedicate, ma sembra fuori posto porre il dilemma tra ambiente ed economia, come se la seconda, pur ampiamente praticata, avesse portato piena occupazione e benessere per tutti. In realtà uno sviluppo poco rispettoso del tessuto umano esistente ma alla ricerca del massimo profitto ha portato ad un imbruttimento del contesto sociale prima che ambientale. Uno sviluppo del porto è auspicabile, per differenziare l’economia cittadina oggi quasi esclusivamente industriale e creare occupazione, auspicabilmente di migliore qualità rispetto al quadro attuale. Il Lisert, pur in mancanza di una pianificazione, ha sviluppato negli ultimi anni una forte multifunzionalità, che vede accanto al porto e all’industria attività diverse nel settore della nautica da diporto (produzione e vendita, posti barca, ristoranti, piscine…), le Terme romane, l’allevamento ittico e l’area è frequentata per attività sportive e naturalistiche. Il porto fino ad oggi è stato al servizio dell’industria (65% nel settore carbone e metallurgici, 26% cellulosa): nel 2025 cesserà il carbone e, grazie anche alla creazione di un Authority unica con Trieste e Porto Nogaro, i traffici via mare vireranno verso altri settori. Gli studi allegati alla variante propongono delle previsioni suggestive: il settore auto che crescerebbe di 10 volte nei prossimi 20 anni, nonostante il forte calo del settore in tutt’Europa; il triplicarsi dei traffici complessivi del porto entro il 2040; ma sono previsioni tutte da verificare. Da qui la proposta di procedere per moduli, urbanizzando solo le aree necessarie, riservandosi in futuro di consumare ulteriore suolo solo nel caso ve ne fosse effettiva necessità.
Inoltre l’Associazione ricorda che la centrale a carbone cesserà l’attività nel 2025 e i 20 ettari attualmente occupati dall’impianto energetico compresa la banchina potrebbero – con l’accordo degli attuali proprietari – offrire nuovi spazi al porto, con beneficio anche per l’occupazione. In questo modo si potrebbero salvaguardare le pregiate aree umide costiere alle foci dei fiumi Timavo e Locavaz.
(Foto: Riserva Naturale di Val Stagnon a Capodistria affianco del Porto/Luka Koper, unico porto commerciale della Repubblica di Slovenia)
Si prenda spunto da Capodistria, unico porto commerciale della Slovenia, che ha istituito 122 ettari di riserva naturale a val Stagnon, visitata da turisti internazionali e utilizzata da molti locali per varie attività del tempo libero. Perciò invitiamo a limitare al massimo la trasformazione del canneto del Lisert, riducendo le previsioni nella parte a nord e nord est del laghetto ex enel (dove il falco di palude ha nidificato in 10 anni su 12). Al contempo andrebbe avviata una gestione migliorativa di quanto rimane per rendere la zona più attrattiva dal punto di vista faunistico, mitigando la perdita di superfici umide. Canneto e laghetto dovrebbero poi avere un vincolo di tutela ai sensi della normativa regionale sulle aree naturali protette, che le ponga al riparo da future trasformazioni. Al contempo si dovrebbero predisporre una serie di percorsi per favorire una fruizione rispettosa da parte della cittadinanza. Si dovrebbero altresì ridurre le due nuove casse di espansione previste ad est e ad ovest del canale di accesso. Si ricorda che anche se venissero accettate queste ragionevoli proposte l’ambiente nella zona del Lisert verrebbe a perdere: la darsena- porto romano, la parte ovest del canneto, l’attuale cassa di colmata per la parte esterna a Natura 2000 (ricchissima di avifauna e di odonati) e le citate casse a mare. Quindi decine di ettari attualmente molto importanti dal punto di vista naturalistico sarebbero comunque disponibili per l’espansione del porto. Non ci sembra quindi che le osservazioni fatte vadano nel senso del “no a tutto”, ma piuttosto di una maggiore sostenibilità ambientale e rispetto per le attività termali e turistico-diportistiche già presenti nel sito. Auspicando che su questi temi ci sia la possibilità di avviare un ampio dibattito pubblico, vista la sensibilità sull’argomento dimostrata dalle numerose osservazioni presentate, si invita a non pregiudicare oltre il necessario il territorio con opere dolorose dal punto di vista ambientale.
Al fine di non sprecare risorse pubbliche e tempo è stato richiesto di approfondire lo studio di valutazione ambientale che attualmente, per la parte faunistica, risulta carente e incoerente. Senza apportare le modifiche suggerite, l’iter della variante potrebbe venire prolungato in quanto risulterebbe in contrasto con le norme in vigore.
Si allegano le osservazioni presentate dalle associazioni
Osservazioni LIPU alla Variante Piano porto Monfalcone e OSSERVAZIONI-VARIANTE-LOCALIZZATA-PIANO-PORTO-MONFALCONE-ASSOCIAZIONE-ROSMANN