NUOVA MEGA CENTRALE TURBOGAS IN CENTRO A MONFALCONE CONTRARIETA’ DELLA ASSOCIAZIONE
L’approvazione da parte del Ministero della transizione ecologica della mega-centrale termoelettrica del Lisert è una notizia molto grave per Monfalcone, sotto diversi punti di vista: salute pubblica, ambiente, sviluppo economico, occupazione.
Le emissioni di CO2 – visto l’aumento dei MW dagli attuali 336 a 860 – rimarranno pressoché invariate: l’emissione annuale di CO – che era di 1.351 t/a nell’AIA previgente, ridotte a 450 t/a nella nuova AIA, risaliranno a 1.075 t/a con la conversione a gas.
La centrale alimentata a gas emetterà tra le altre cose polveri sottili, che ricadranno su una popolazione e un territorio già provati da tanti anni di carbone. Il dato più preoccupante riguarda l’emissione di ammoniaca NH3, 45 t/a sia nell’AIA previgente sia in quella attuale, che saliranno a 108 t/a nel ciclo combinato e 95 nel mix ciclo aperto/combinato. L’ammoniaca è un precursore nella formazione di particolato 2,5, e responsabile di processi di acidificazione e eutrofizzazione sia delle acque, marine e interne sia dei terreni.
I vaghi accenni all’utilizzo dell’idrogeno lasciano una moltitudine di dubbi ancora senza risposta: c’è in Italia disponibilità di idrogeno verde da bruciare? prodotto dove e come? Sarà prodotto in loco con un elettrolizzatore? La rete SNAM è adeguata a trasportare percentuali di H2 superiori al 10%? Quanto costerà l’idrogeno, la sua produzione, il trasporto? E’ razionale bruciare idrogeno invece di utilizzarlo nelle celle combustibili?
Ancora non sappiamo quante ore/anno funzionerà la centrale (in alcuni documenti leggiamo ma nei primi 2 anni è previsto il funzionamento a ciclo aperto (non combinato) più inquinante.
Una grande centrale termoelettrica a combustibili fossili è un progetto che nasce già fuori tempo e lo sarà ancora di più nell’arco di attività dell’impianto (30/40 anni?) nel corso dei quali si prevede un forte aumento delle energie rinnovabili e quindi una progressiva marginalizzazione dell’impianto proposto. Perciò è ben poco conveniente per il territorio destinare un’area potenzialmente strategica per il suo sviluppo a un impianto poco utile in prospettiva al tessuto economico e con scarse ricadute occupazionali, prevedibilmente con posti di lavoro in diminuzione nel corso degli anni.
Nell’immediato si chiede la dismissione definitiva almeno dell’elettrodotto a 220 kV, del quale non è previsto il riutilizzo.
Nulla si sa dell’utilizzo dell’area di proprietà di circa 19.6 Ha, considerato che il nuovo impianto in progetto dovrebbe occuparne circa 2.5.
Tra impatti certi derivati dalla combustione di fonti fossili e dubbi e incognite sul futuro dell’impianto e dell’area prossima al centro abitato, consideriamo questa approvazione, pur vincolata da numerosi “Condizioni ambientali” (ben 12 solo dalla Commissione VIA del Ministero) una grave sconfitta per il nostro territorio.
ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA EUGENIO ROSMANN