Resoconto sulla presentazione della nuova associazione
… CON UN RINGRAZIAMENTO A TUTTI QUELLI CHE HANNO PARTECIPATO!
MONFALCONE, 27 giugno 2015
COMUNICATO STAMPA
SULLE TRACCE DI MADI, L’ORSO DI FOGLIANO, SI PRESENTA LA NUOVA ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA “EUGENIO ROSMANN”
Si è svolto giovedì 15 giugno, presso l’agriturismo “Le Giarine” di Fogliano, l’incontro di presentazione della nuova Associazione ambientalista “Eugenio Rosmann”, che in realtà viene da una lunga storia, iniziata nel 1975 a Monfalcone sotto l’effige del WWF. L’arch. Paola Barban, moderatrice dell’incontro, ha spiegato perchè è stato lasciato un orso, il Panda, per adottarne un altro, quell’orso Madi che un mese fa ha attraversato tutta la pianura friulana, sostando per una merenda a base di miele proprio nell’agriturismo di Fogliano.
L’attuale presidente del sodalizio, Claudio Siniscalchi, dopo aver spiegato che il WWF Italia voleva trascurare l’attività locale sul territorio per un modello centralizzato basato solo sulla raccolta fondi per le campagne internazionali e il tesseramento, con peraltro pesanti incombenze burocratiche a carico dei gruppi locali, ha offerto le prime tessere ai figli di Eugenio Rosmann, l’attivista ambientalista scomparso nel 2009, che per tanti anni è stato uno dei punti di riferimento a livello provinciale e regionale.
Hanno portato il loro saluto i rappresentanti di tutti i livelli amministrativi. Il Sindaco del Comune di Fogliano-Redipuglia, Calligaris, ha ripercorso le due giornate in cui l’orso Madi ha attraversato il Comune, e in cui c’è stata un’esemplare collaborazione tra Forestale regionale, Polizia ambientale provinciale, Forze dell’ordine, zoologi dell’Università di Udine, veterinari, e anche Vigili urbani e nuclei comunali di Protezione civile, che hanno presidiato il territorio e in particolare le strade, per salvaguardare in primis l’incolumità dell’orso, ma ovviamente anche quella degli automobilisti e degli abitanti, comprensibilmente preoccupati.
L’assessore provinciale all’Ambiente Mara Cernic ha salutato la nuova associazione con l’auspicio di continuare la fattiva collaborazione già in essere, in particolare proprio sulla costituzione delle reti ecologiche come ad esempio il progetto di sottopasso per la fauna minore sulla strada del Vallone, in Comune di Doberdò.
Ha apprezzato l’approccio scientifico con cui si pone quest’associazione, oltre all’attenzione per l’educazione dei giovani, l’assessore regionale all’ambiente Sara Vito, che ha ricordato alcuni risultati della Regione, sia con l’attività di Arpa FVG e AREA nell’educazione ambientale nelle scuole, sia nell’attività amministrativa vera e propria, con il piano tutela delle acque, il piano di difesa del suolo e la dedizione particolare, anche con importanti finanziamenti, al tema delle bonifiche delle discariche abbandonate. In questi giorni parte anche la Valutazione Ambientale Strategica della Laguna di Grado e Marano.
Michele Benfatto, della Polizia ambientale provinciale, ha raccontato le 41 ore non stop al seguito dell’orso che ha attraversato la provincia di Gorizia, elogiando anche le associazioni ambientaliste le riserve di caccia per il lavoro di corretta informazione e di monitoraggio. Ricordando l’intensa collaborazione tra le diverse forze e competenze presenti sul territorio, Benfatto ha auspicato che la stessa collaborazione nata con la task force per l’orso, sia riproposta nel campo della pianificazione territoriale per progettare le reti ecologiche sul territorio.
Il professore emerito di ecologia vegetale dell’Università di Trieste, Livio Poldini, è partito da considerazioni teoriche generali sull’ecologia vegetale, spiegando il significato del termine biodiversità – coniato dal Wilson – e perché sia necessario lottare affinché non si abbassi questo livello, che anche nella nostra Regione, ricchissima sotto il profilo della naturalità, è invece in preoccupante diminuzione.
Una strategia fondamentale consiste nel tendere una mano agli agricoltori, per creare una sinergia al fine di ottimizzare la densità di ricchezza delle specie. L’agricoltura funzionale non è dedita solo alla produzione, ma fornisce anche servizi ecosistemici, come la conservazione di elementi paesaggistici come ad esempio boschette, siepi, scoline, ecc. facenti parte dell’eco-mosaico, costituito dalla convivenza di ambienti naturali o semi-naturali, coltivazioni, orti, ecc.
Rete Natura 2000 e il suo principale strumento di finanziamento PAC (Politica agricola comune dell’UE) riconosce gli habitat secondari, quelli che hanno origine antropica e devono essere gestiti dall’uomo, come le praterie carsiche, che generano un’agricoltura con alto valore paesaggistico.
La gestione delle aree Natura2000, che comprendono il 28/29% del territorio regionale, dovrà essere attuata da chi agisce e lavora sul territorio, ad esempio con una conversione verso forme di agricoltura naturale, ma l’Italia è piuttosto arretrata sia sotto il profilo culturale sia politico-amministrativo.
Franco Musi, già direttore dell’Azienda regionale Parchi e Foreste, ha ripercorso l’evoluzione della pianificazione delle aree protette in Regione. Il Piano Urbanistico del 1978, è stato uno strumento d’avanguardia a livello nazionale ed europeo. Prevedeva 14 parchi e 56 riserve naturali, la tutela dei 7 principali fiumi regionali, proprio in un’ottica di corridoi biologici Nord-Sud, oltre a tre grandi corridoi orizzontali: le Alpi, le Prealpi e il sistema Laguna-Carso, come grandi cardi e decumani della Regione.
Il fallimento di questo ambizioso progetto è stato determinato dalla difficoltà nell’immaginare una gestione burocratica di tutte queste aree protette, con Enti Parco, Enti di Gestione per le Riserve e relativi Presidenti e organi direttivi. La Regione ha risolto la questione delegando tutte le competenze ai Comuni, che però avrebbero dovuto istituire le aree protette con semplici varianti ai piani regolatori, ma bloccati anche in questo dalle resistenze locali, convinte dai politici che queste aree sarebbe rimaste zone off-limit.
Con la legge regionale sulle aree protette del 1996, si istituiscono – con tutte le garanzie della legge – almeno 2 parchi montani e 11 riserve regionali: appena l’11% del territorio, molto lontano dal disegno del PURG, che puntava al 30%. Una Regione piccola come il Friuli Venezia Giulia costituisce un’area di elevatissimo pregio naturalistIco, solo per quanto riguarda le fanerogame vanta 3.300 specie.
Nel 1997 interviene l’Unione Europea con il progetto Natura2000, che prevede una rete continentale che riporta la percentuale di aree protette attorno al 30%. Anche in questo caso la Regione non è pronta a recepire questa novità e in particolare i canali di finanziamento previsti dall’Europa, Life e PAC.
Musi non manca di ricordare gli enormi ritardi accumulati negli anni. Per il Parco della Laguna, nel 1991, erano stati consegnati degli studi molto completi, alcuni dei redattori di quei lavori oggi sono già scomparsi, senza che nulla fosse stato messo in atto.
Oggi si ritorna a lavorare su un nuovo Piano paesaggistico, ma c’è molto timore. La famosa Legge Galasso del 1985 finalmente abbandonava un concetto di paesaggio solo vedutistico e quindi lasciato alla soggettività di chi lo osserva e lo valuta, a favore di una visione ecosistemica, che tutela precise categorie di beni paesaggistici: le sponde del mare, dei fiumi, i boschi, ecc. Oggi nuove teorie alla moda sembrano voler portare indietro le lancette dell’orologio, per riproporre valutazioni non scientifiche. Serve invece una forte multidisciplinarietà, perchè gli architetti e gli urbanisti devono essere affiancati da naturalisti, geologi, ecc. per creare strumenti capaci di interpretare ogni aspetto del territorio, in maniera oggettiva e rigorosamente scientifica.
Il dott. Perco, responsabile della Stazione biologica della Cona, è decisamente più ottimista. Le aree protette hanno dimostrato la loro funzione positiva in difesa degli habitat, o anche nel recupero di aree che erano compromesse, bonificate e utilizzate per l’agricoltura intensiva, come appunto l’Isola della Cona. Devono pertanto essere difese e mantenute per il loro ruolo di rilevanza ecosistemica. E’ vero che alcuni naturalisti segnalano come specie particolarmente rare ed a rischio spesso prediligano siti esterni alle aree protette, sono osservazioni oggettive e condivisibili, ma questo non inficia l’importanza della conservazione di determinati habitat di pregio, anche per la loro funzione educativa e di valorizzazione del territorio. La sfida continua per la gestione delle aree protette è quella economica. A fronte di finanziamenti pubblici sempre insufficienti, si sono dovuti ricercare dei sistemi di sopravvivenza. L’Isola della Cona da diversi anni ha previsto l’ingresso a pagamento e ad oggi il bilancio è positivo.
La serata si è conclusa con un bindisi e la degustazione dei prodotti dell’agriturismo “le Giarine”.