“Il paesaggio di confine italo/sloveno visto da un inglese ” di Paul Tout

Questa mostra virtuale dal titolo “Il paesaggio di confine italo/sloveno visto da un inglese ” di Paul Tout potremo vedere queste bellissime foto naturalistiche assieme alle sue riflessioni.

Cosa si trova oggi al confine italo/sloveno? Un quesito che si pone Paul Tout con queste fotografie. Nessuna barra per l’ingresso, nulla rimane della vecchia cortina di ferro tra Italia – Jugoslavia. Queste foto sono scattate dietro casa dell’autore, che abita sul Carso quasi a ridosso del confine.

E a proposito di confini ricordiamo quando nel 2017 Paul Tout salì alla cronaca sul quotidiano di Trieste “Il Piccolo”, suscitando interesse per la sua reazione alla Brexit, quando abbandonò la cittadinanza inglese per restare – da neo-irlandese – cittadino d’Europa. Paul Tout ha di seguito chiarito che non era stata una scelta dettata dal ′′quadro generale′, ma una visione personale legata alle esigenze di mobilità all’interno della UE, sue e della sua famiglia. Paul Tout infatti ha due figli che sono bilingui e il maggiore è nato in Italia ed è un frequentatore e profondo conoscitore delle aree naturali di Slovenia e Croazia.

Paul ha insegnato Sistemi Ambientali e Biologia per 15 anni al Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, e oggi è libero professionista, naturalista in Friuli Venezia Giulia e socio della Cooperativa Rogos, che opera presso il giardino botanico di Carsiana e presso le Riserve naturali Isola della Cona e Laghi di Doberdò e Pietrarossa.

Queste foto testimoniano ciò che trova oggi l’autore lungo il confine di 12.500 chilometri che per 40 anni ha diviso l’Europa, i suoi Paesi e i suoi popoli. “La Cortina di ferro era la barriera che separava due mondi all’interno di un unico continente: a Est e a Ovest di quella linea, zone proibite e inaccessibili o terre di confine marginali, le meno appetibili per lo sviluppo urbano, industriale o agricolo. Così al termine della Guerra fredda quel confine si è rivelato il più grande e importante corridoio ecologico d’Europa e oggi l’Unione Europea progetta l’European Green Belt, la colonna vertebrale verde del nostro continente. La natura si è presa quello che l’uomo aveva abbandonato e in soli quattro decenni ha moltiplicato o conservato al meglio ambienti unici e diversissimi tra loro, specie animali e vegetali in via d’estinzione che qui hanno trovato il loro rifugio. Per intuire la straordinaria importanza della EGB basta qualche cifra: la cintura verde attraversa otto regioni biogeografiche e 24 Paesi europei ed extra-europei. In una fascia di 50 chilometri si susseguono ben 40 parchi nazionali e più di 3.200 aree naturali protette. Dal mare di Barents al confine russo-norvegese, dalla Finlandia alla costa baltica, dalle pianure e foreste dell’Europa centrale alle Alpi e ai Balcani, sino al Mar Nero. Un piccolo universo, un patrimonio naturale e culturale immenso, che evoca una storia umana e politica unica al mondo. La EGB offre oggi la possibilità di conservare ecosistemi e habitat, ma anche di favorire lo sviluppo di aree rurali periferiche, situate nel cuore dell’Europa, in modo sostenibile e integrato, punto di partenza per costituire una vera e propria rete ecologica paneuropea” (La cintura verde d’Europa, La Repubblica, 09/03/2015).

https://www.repubblica.it/ambiente/2015/03/09/news/la_cintura_verde_d_europa_-_european_green_belt-109126937/?refresh_ce

Il termine green belt (cintura verde), nasce nel Regno Unito, ed è una norma che regola il controllo dello sviluppo urbano: l’idea è che debba essere mantenuta, attorno ai centri abitati, una fascia verde occupata da boschi, terreni coltivati e luoghi di svago all’aria aperta. Lo scopo fondamentale di una cintura verde è impedire la scomposta proliferazione di costruzioni al di fuori dei centri urbani.

La Green Belt centro-europea attraversa una molteplicità di paesaggi culturali, parzialmente sfruttati dall’agricoltura intensiva. Corre lungo il massiccio boemo con i suoi parchi ricchi di foreste, si sviluppa lungo grandi fiumi e le pianure alluvionali della Mura e della Drava. Infine, segue la dorsale delle Caravanche e delle Alpi Giulie, terminando sul mare Adriatico. L’ultimo tratto corre lungo il confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. In soli 200 chilometri racchiude una moltitudine di paesaggi: Alpi e Prealpi con ampi corridoi naturali, fasce collinari ricche di vigneti, il Carso e il golfo di Trieste, per proseguire verso i Balcani, la parte più meridionale della Green Belt. Questa sezione è caratterizzata da un mosaico estremamente eterogeneo di paesaggi naturali: ecosistemi alpini incontaminati, foreste e habitat steppici, laghi e zone costiere. Una moltitudine di piante e specie animali, con molti endemismi, e tuttavia spesso minacciati dalle attività dell’uomo.

L’idea della “European Green Belt Initiative” nasce nel 2003 dalla fusione di diverse iniziative regionali già esistenti. Con fondi dell’Unione Europea, di Stati limitrofi e con risorse regionali, si stanno concretizzando progetti di carattere multinazionale. L’obiettivo principale è la tutela del grande corridoio ecologico e paesaggistico attraverso gli strumenti della cooperazione transfrontaliera, del coinvolgimento delle popolazioni locali e delle Ong e della promozione di uno sviluppo regionale sostenibile. Una delle priorità è la riduzione dei cosiddetti gap, le aree non tutelate soggette spesso a interessi che contrastano con la salvaguardia della natura e che spezzano la continuità del corridoio ecologico. Anche il nostro Paese, nel 2013, ha aderito all’iniziativa. La regione Friuli Venezia Giulia rappresenta l’Italia in una rete di 15 Paesi che si impegnano a operare insieme per la protezione e la valorizzazione dell’ambiente, sbriciolando vecchi confini e antiche storie di guerre. Un esempio è il recupero e la valorizzazione delle aree e delle strutture militari dismesse, tra cui rientra il centro visite Pietrarossa, nato dal progetto europeo Konver, per la riconversione di siti militari.

Diversi progetti trilaterali tra Italia, Slovenia e Austria sono stati proposti negli anni per la conservazione dell’orso bruno, del lupo, della lince e del gatto selvatico. Lungo i confini di questi Paesi è prevista la creazione di una pista ciclabile EuroVelo 13, che percorrerà l’intera Cortina di ferro dalla Norvegia alla Turchia.

L’autore scrive sul suo profilo Facebook che, dopo 28 anni di residenza in Italia, si rende conto di vivere in una zona senza paragoni, dove può spaziare dalle aree umide costiere della laguna alle cime innevate delle Alpi Giulie.

Sul Carso, e in particolare presso il giardino botanico “Carsiana” ha la possibilità di vedere molte farfalle, tra cui la grande driade dagli occhi blu (Minois dryas), una delle ultime farfalle ad apparire nel corso dell’anno, dopo metà luglio: ama i cespugli sparsi, le radure aperte e l’ombra profonda della macchia carsica.

Ma anche oltreconfine Paul trova degli spettacoli unici, come il lago carsico intermittente di Petelinjsko Jezero Pivka in Slovenia, un posto molto bello ma dalle temperature a metà luglio di circa 18° C. Qui all’inizio dell’estate è possibile vedere delle distese di aglio di topo (Allium angulosum), o anche l’Arabella (Clematis integrifolia) e lo Speedwell a foglia lunga (Veronica longifolia) e dove è possibile vedere posarsi le cicogne.

Paul Tout è attivo anche su twitter alla pagina: https://twitter.com/adriawildlife

Potete vedere la mostra anche su Facebook alla pagina della associazione (mettete “mi piace” per vedere anche le prossime mostre).

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2704866359760264&id=1680146588898918&__tn__=K-R

Buona visione!