“Le colline di Casale Monferrato” di Chiara Delfanti
Con questa mostra virtuale dal titolo “Le colline di Casale Monferrato” di Chiara Delfanti, andiamo a visitare uno dei luoghi conosciuti per la fabbrica di Eternit, fondata nel 1907 e chiusa definitivamente nel 1986, ma che oggi è un luogo bellissimo d’arte ed importante per il paesaggio e la cultura enogastronomica italiana.
La città di Casale Monferrato è conosciuta bene a Monfalcone perché ha donato, come simbolo della sofferenza degli esposti all’amianto, un albero di Davidia involucrata, il cosiddetto albero dei fazzoletti. Quest’albero dai fiori bianchi, simili a dei fazzoletti appesi, simboleggia la possibilità d’asciugare le lacrime di dolore di chi ha vissuto in prima persona il dramma dell’amianto.
La donazione della città di Casale Monferrato è stata un gesto di solidarietà per le vittime dell’amianto alla città delle grandi navi, area che non ha ancora raggiunto il picco dei morti che gli studi scientifici dicono sarà nel 2025 e colpirà anche i figli dei lavoratori del cantiere navale, contaminati dalla polvere delle tute di lavoro.
Quasi quanto è accaduto a Casale, una comunità di persone che ha patito almeno una vittima per famiglia: si parla di 3000 morti su 30000 abitanti. Oggi l’area di Casale Monferrato è uno dei posti più sicuri, perché è la città più bonificata d’Italia.
Infatti in questi anni le amministrazioni hanno fatto inserire questo territorio, composto da 48 Comuni, nel Sito d’Interesse Nazionale dal ministero dell’Ambiente, come “Area critica di Casale Monferrato” prima, e in seguito come “Bonifica di interesse nazionale di Casale Monferrato”.
Le prime iniziative del Comune di Casale Monferrato avvengono dopo la chiusura dello stabilimento Eternit nel 1987, con la bonifica dell’ex stabilimento avviata dal 1995 e si sono susseguiti i programmi di finanziamento delle bonifiche: nel 1996 hanno riguardato le sponde del Po, nel 1998 le coperture pubbliche, mentre dal 1998 sono ancora in corso le bonifiche delle coperture private e del “polverino”, materiale di amianto che miscelato ad altri componenti nelle più svariate combinazioni è stato posto in forma sfusa nei sottotetti o intercapedini murarie o miscelato a ghiaia e sabbia per pavimentazioni di aree esterne, in aree private ma anche in quelle pubbliche e per il quale il Ministero ha stanziato 115 milioni di Euro.
A partire dalla fine degli anni ’90, in Italia i siti inquinati, considerati in gravi condizioni da comportare un elevato rischio sanitario con l’intento di bonifica ed inclusi in quelli «di Interesse Nazionale» (Sin), sono 58. In Friuli Venezia Giulia, oltre l’area di Aquilinia, dell’EZIT in Valli delle Noghere/Rio Ospo, presso i Comuni di Muggia e Trieste, istituto nel 2003 e per il quale il Ministero ha stanziato 15 milioni, sono stati inseriti nel 2012 i terreni dell’area della Caffaro di Torviscosa, ricadenti nella Laguna di Grado e Marano e per il quale il Ministero ha stanziato 35 milioni.
Ma come scriveva Milena Gabanelli in un’articolo sul Corriere della Sera, dal titolo ” Aree contaminate: in Italia 6 milioni di persone a rischio” se l’Agenzia Ambientale Europea (European Environment Agency) ha stimato i costi per le analisi e ricerche sui siti, ed è emerso che in Europa sono generalmente ricompresi fra un minimo di 5.000 euro e un massimo di 50.000 euro, il nostro Paese, le stesse indagini costano più di 5 milioni di euro.
Inoltre è mancato anche il principio secondo cui «chi inquina paga» perché spesso impraticabile, poiché l’inquinamento, il più delle volte, è così risalente negli anni che rintracciare giudizialmente il responsabile è difficile se non impossibile.
Oggi sulle colline del Monferrato si va o caccia di borghi storici, come Rosignano, Cella Monte e Frassinello, piccoli borghi circondati dalla quiete dove visitare i famosi Infernot, le tipiche grottine scavate nell’arenaria o nel tufo, sotto le case dove venivano conservati i vini e gli alimenti. O anche Acqui Terme, nota per le sorgenti termali curative, Novi Ligure, definita la piccola Genova e Gavi con il famoso Forte e l’impianto medievale perfettamente fedele al passato: sono solo alcuni dei tanti piccoli tesori che si possono visitare.
Ma lungo la bellissima Strada del Vino Monferrato, percorso in cui si trovano anche il tartufo ed interessanti formaggi, vengono prodotti il Dolcetto, il Bracchetto, Pinot nero e i vitigni di Barbera, Grignolino, Ruchè, o di bianchi come il Chardonnay, Cortese, il Gavi ed il celebre Moscato, e infine spumante e grappa. Un’area vitivinicola che tocca ben 73 comuni ed apprezzata in tutto il mondo.
L’area ha anche diversi parchi di cui merita ricordare il Parco Naturale del Sacro Monte di Crea, l’Area Protetta del Po vercellese-alessandrino e il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo.
Sulle colline del Monferrato Chiara Delfanti con il marito, sono proprietari di una piccola “Cascina”, una azienda che produce vino (Uve DOC di Moscato, Brachetto, Pinot nero, Chardonnay e Barbera) e riso, con questa mostra Chiara ci condurrà a visitare, dalle sommità delle colline, i paesaggi e i borghi. Il sito Unesco che vediamo nelle fotografie è la zona del Basso Monferrato che corrisponde a Casale Monferrato e dintorni e dell’Alto Monferrato dalla zona di Acqui terme, cittadina termale già conosciuta dagli antichi Romani, zona in cui dalle viscere della Terra esce l’acqua calda sulfurea con poteri curativi.
Potete vedere la mostra anche su Facebook alla pagina della associazione.
Buona visione!